Leggendo i quotidiani di ieri, mi è tornato in mente il vecchio film-commedia “Non ci resta che piangere” dei grandi Massimo Troisi e Roberto Benigni, viandanti del ventesimo secolo tornati improvvisamente indietro nel tempo all’epoca della scoperta dell’America, obbligati a sborsare “un fiorino” per ogni passaggio da e per una certa soglia.
Quel preteso diritto di richiedere un pedaggio sempre uguale (un fiorino, appunto), che nelle celebri sequenze della pellicola viene imposto e bovinamente replicato per la medesima azione nei confronti dei mitici Saverio e Mario dagli incaricati dell’antica dogana, continua ancora oggi a farci ridere perchè ha del grottesco e dell’irrazionale.
Proprio come l’intervento dei Carabinieri per la conta dei presenti in un appartamento privato, effettuato in quel di Torino a seguito della delazione di un condomino intransigente il quale – evidentemente – ha letto la “raccomandazione” governativa di non ospitare oltre sei persone in casa come il consumarsi di un vero e proprio reato da punire in flagranza senza riuscire a “ottenere giustizia”, giacchè era tutto perfettamente regolare.
Siamo così all’applicazione generica e qualunquista dei pur utili suggerimenti che provengono “dall’alto”, e corriamo – senza misurare il passo e senza aver chiara la meta – verso un “si salvi chi può” giunto a consentire la libertà di spiare in casa d’altri e segnalare sommariamente alle competenti autorità il vero o presunto numero di possibili untori seduti in salotto davanti alla televisione.
Alla faccia dello stato di diritto. Alla faccia della privacy. Alla faccia della proprietà privata. E alla faccia dei gendarmi di turno, verso i quali si fa inesorabilmente strada la pretesa collettiva di ottenere interventi immediati e rigorosi, senza se e senza ma, magari dettati dalle fantasticherie del guardone di turno finalmente “socialmente utile” perchè in grado di svelare una importante notitia criminis.
Ho letto autorevoli commenti sulla questione, e mi è piaciuta molto la riflessione pubblicata su “L’indro” quq a firma di Giancarlo Guarino, il quale afferma che “il tema è quello, ben noto e sempre poco e male trattato perchè molto scivoloso, del “controllo sociale”, che non ha nulla a che vedere con il capataz di condominio”.
Vero, se come scrive Massimo Gramellini su “Il Caffè” del “Corriere della Sera” si è in presenza di “uno di quei dilemmi che una politica decente non dovrebbe neanche mettermi in condizione di pormi”, e che “la delazione, o segnalazione come pudicamente la si definisce nella neolingua dei buoni, è una robaccia che sa di Germania Est”.
Sta di fatto che spiare in casa d’altri non è propriamente etico, e che – come sottolinea Gramellini – “mi cautelerei dall’eccesso di zelo dei delatori, comminando pene adeguate non solo a chi alimenta il contagio, ma anche a chi alimenta il malanimo, ”segnalando” assembramenti sospetti in modo esagerato o distorto, per il solo gusto di farlo”.
Senza contare il sacrosanto diritto alla privacy nei condomini, che per bocca dell’avvocato Carlo Pikler, massimo esponente italiano del settore, “in casi come questi viene impunemente calpestato dall’impiccione di turno, il quale non ha alcun titolo per spiare in casa d’altri ed anzi – così facendo – commette una violazione assai grave che non può e non deve trovare fondamento in alcuna raccomandazione governativa”.
Chiudo, perciò, richiamando proprio l’importanza del “controllo sociale” descritto dal prof. Giancarlo Guarino, e della dipendenza di tale controllo dalla differenza – in tema di gestione dello Stato – fra il concetto di autorità e quello dell’autorevolezza, “che da noi – scrive l’Autore – si è persa da tempo e che una volta di più questo governicchio non ha alcuna idea di come recuperare”.
Aspettiamoci dunque nuovi chiarimenti, nuovi DPCM e nuove FAQ. Aspettiamoci dunque valanghe di segnalazioni alla forza pubblica. Aspettiamoci pure che qualcuno addossi responsabilità agli amministratori condominiali, possibili rei di pretesi e mancati controlli. Nel frattempo, come nel vecchio film di Troisi e Benigni, non ci resta che piangere.
©Riproduzione riservata
Lascia un commento