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Cedolare secca: l’aumento al 26% non verrà applicato al primo appartamento affittato

Cedolare secca: l’aumento al 26% non verrà applicato al primo appartamento affittato

L'aumento della cedolare secca sugli affitti brevi dal 21% al 26%, contenuto in manovra dovrebbe essere corretto nel Decreto Anticipi

L’aumento della cedolare secca sugli affitti brevi dal 21% al 26%, contenuto in manovra dovrebbe essere corretto nel Decreto Anticipi, attraverso un emendamento del Governo per escludere il primo appartamento dall’incremento, e la misura dovrebbe entrare in vigore dal primo gennaio 2024. Questo è quanto riportato dall’Ansa in un breve lancio secondo quanto riferito da fonti di Governo.

La tassa della discordia

Ricordiamo che nella manovra finaziaria, in fase di approvazione è stato inserito un articolo il 19 rubricato che prevede un aumento della tassazione per tutti i proprietari di case che stanbo affittando la propria abitazione per brevi periodi, ma anche in modalità “casa vacanze” e bed&breakfast. Per queste tipologia di locazione la cedolare secca aumenterà dal 21 al 26%.

L’introduzione di questo aumento non non è stato tanto gradito da alcuni partiti della maggioranza tanto da definire la cedolare secca come la tassa della discordia.

Leggendo la quarta bozza della manovra, si è deciso di cambiare subito rotta applicando l’aumento dal 21 al 26% solo nel caso in cui si affitti per periodi inferiori a 30 giorni più di un appartamento. E’ quanto prevede una nuova versione della manovra.

A quanto si apprende il contenuto in manovra dovrebbe essere già corretto nel Decreto Anticipi, attraverso un emendamento del Governo e sarà operativo dal 1° gennaio 2024.

La piattaforma Airbnb sotto la lente del Fisco

Ma le novità non finisco qui. Secondo una recente indagine realizzata dalla Procura di Milano Airbnb non ha pagato le tasse su 3 miliardi e 700 milioni. Per questo motivo i magistrati hanno ordinato un maxi sequestro, eseguito dalle fiamme gialle, di quasi 780 milioni nei confronti di Airbnb Ireland Unlimited Company, la società che incassa i ricavi per l’Europa del gruppo californiano.

Ricordiamo che la società è obbligata a versare questo tributo perchè ci sono già due pronunce della Corte di Giustizia dell’Unione Europea e del Consiglio di Stato che hanno stabilito che Airbnb e le altre piattaforme di prenotazione online sono considerate intermediari nei contratti di affitto brevi, e quindi devono agire da sostituti d’imposta per conto dei proprietari degli immobili. Questo significa che dovranno riscuotere la cedolare secca direttamente dai locatari e versarla all’Agenzia delle Entrate.

 

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A cura della Redazione

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