L’iter normativo sulla questione dell’equo compenso tiene banco, e dopo aver superato il primo importante step alla Camera dei Deputati è finalmente approdato al Senato della Repubblica, puntando diritto verso la piena valutazione della proporzionalità e congruità della “retribuzione” dei professionisti rispetto alla quantità e qualità del lavoro che essi svolgono, al fine di garantire una più severa tutela del loro decoro.
E se – in base alle caratteristiche della prestazione resa – la remunerazione della relativa attività deve (o dovrebbe) risultare conforme a certi parametri individuati per decreto dal Ministero di Giustizia, quali ad esempio la determinazione dei corrispettivi da porre a base di gara negli appalti di servizi per architetti e ingegneri, anche i nostri amici amministratori di condominio non possono fare a meno di riflettere sulle loro prospettive di guadagno.
In tale ottica, il Segretario della Commissione Finanze e Tesoro del Senato Andrea de Bertoldi ha sottolineato che è necessario puntare “all’universalità dell’applicazione della norma”, mentre il Presidente di Confprofessioni Gaetano Stella ricorda che “l’attuale impianto normativo va migliorato perchè limita l’equo compenso solo ai rapporti professionali regolati da convenzioni e non tiene conto delle singole prestazioni”.
Bene così. E gli amministratori di condominio? Quale equo compenso, pur finalmente in presenza di un previsto “allargamento” normativo alla platea dei professionisti “non ordinistici”, sempre meno tutelati degli altri?
La questione è ben complessa, e difficilmente potrà davvero affrontarsi in presenza di situazioni di partenza particolarmente anomale, in primis quella – tutta italiana – di consentire ancor oggi l’attività concorrenziale dei famosi “amministratori interni”, quasi totalmente slegati dal rispetto delle sempre più stringenti regole che negli anni si sono abbattute sull’intera categoria.
Una fattispecie assai discriminatoria, questa, che certamente non rende giustizia alla professionalità dei gestori più qualificati e tende invece a mortificare il settore, condizionandolo a una concorrenza qualitativa ed economica “al ribasso”, e oltretutto sleale, ove il mito dell’equo compenso appare sempre più inafferrabile perchè mancante dei necessari presupposti di uguaglianza.
Come inquadrare, allora, questa tipologia di lavoratori “interni”? Quali differenze fra essi e gli amministratori “esterni”? E come giudicare la quantità e qualità del loro lavoro? Non lo sappiamo.
Ma c’è dell’altro, ovviamente. Riepilogando le note vicende legate al Superbonus, in questi mesi abbiamo assistito inermi al pieno riconoscimento attribuito a tutte indistintamente le figure professionali nel ghiotto affare di “scaricare” fiscalmente ogni tipologia di compenso, eccezion fatta – manco a dirlo – per i costi relativi alla giusta e parimenti necessaria attività che immancabilmente l’amministratore di condominio è chiamato a svolgere.
Professionisti-Cenerentola, oseremmo dire anche stavolta, già per il fatto che si debba ancora discutere su differenze quasi “di genere”, legate a convinzioni ataviche, retrograde, chissà perchè mai superate da norme, riforme, interpelli e circolari varie, che pure si sono succedute in modo copioso e altisonante senza mai consegnare ai gestori delle cose comuni la giusta contropartita di impegni e responsabilità sempre più schiaccianti.
Equo compenso, dicevamo. Andiamolo a spiegare, adesso, questo concetto di giusta retribuzione del lavoro, a chi non ha nemmeno la certezza temporale dell’incarico giacchè può essere in ogni tempo revocato, magari proprio da quegli amministrati verso i quali ha dovuto usare il pugno di ferro per consentire il rispetto della norma nell’interesse di un mai chiaramente identificato “condominio”, rimasto purtroppo un “ente” senz’anima ancor difficile da comprendere.
E a tal proposito, ora che la proposta di legge si avvia ad ampliare il campo applicativo dell’equo compenso intervenendo sugli squilibri nei rapporti contrattuali fra professionisti e clienti “forti”, quale tutela sarà riservata agli amministratori di condominio?
Parole, parole e ancora parole. Dobbiamo come al solito accontentarci, e restare fiduciosi che qualche soluzione presto o tardi arriverà, dal momento che – udite udite – attraverso un emendamento approvato “ad hoc” il numero dei referenti indicati dal Ministero dello Sviluppo Economico per le professioni non ordinistiche è stato addirittura elevato da due a ben cinque unità.
Siate dunque ottimisti, cari amici amministratori, che per il futuro c’è sicuramente da ben sperare. Anche se, per voi, l’equo compenso non sembra essere propriamente dietro l’angolo.
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Bene l’equo compenso per gli amministratori di condominio. Ma quali funzioni assolvono gli amministratori?
Solo riscuotere i contributi, pagare le spese, redigere il bilancio e i relativi allegati.
E per il resto? Quasi tutti gli amministratori si avvalgono di consulenti per la redazione delle buste paga, per la compilazione delle CU e per la presentazione del 770.
Qualsiasi emergenza sorga nel condominio chiamono gli artigiani a loro collegati e tutto è risolto.
A ciò si aggiunge la nuova introdotta percentuale per i lavori straordinari che va dal 2 al 5%.
Buongiorno,
Non dobbiamo dimenticare che una assemblea straordinaria, 2 ore, 350€.
Una segnalazione danno a compagnia assicurativa 250€.
Fotocopie a 20 cents. l’una, monofacciata….
Francesco Lanati, scusami ma il tuo amministratore cosa fa il ginecologo ???.
Ci sono anche tanti amministratori che non fanno i ginecologi, pensaci.
saluti Giuseppe amministratore.