È ufficiale e rimbalzata su tutti i notiziari e i canali social: il Governo ha definitivamente posto fine alla possibilità di cedere i crediti fiscali.
Con il decreto-legge n. 11 del 16 febbraio 2023 (che entra in vigore dal 17 febbraio), viene interrotta la possibilità di fruire della cessione del credito ovvero dello sconto sul corrispettivo.
Tali possibilità, introdotte dall’articolo 121 del decreto-legge n. 34/2020 (c.d. “Decreto Rilancio”), si ponevano quale alternativa alla più nota e “classica” detrazione fiscale fruibile direttamente dai titolari di diritti reali e di godimento delle unità immobiliari.
Tali possibilità avevano (falsamente) portato a ritenere che si potessero realizzare lavori “tutto gratis”, specialmente ricorrendo al beneficio fiscale nella misura del 110%, introdotto dallo stesso Decreto Rilancio.
Una promessa, quella del “tutto gratis” che aveva tanti (troppi) costi (nascosti).
Non è tutto oro ciò che luccica.
Come la casa di marzapane dei fratelli Hansel e Gretel nascondeva una strega malvagia, anche il “Superbonus 110%” nascondeva insidie inenarrabili.
Costi nascosti e non scontabili (es. oneri di consulenza e di attualizzazione del credito), responsabilità penali molto gravose per i tecnici asseveratori, corresponsabilità oggettiva per gli istituti bancari cessionari… per non parlare degli effetti che hanno viziato un mercato che tentava di riprendersi dal lockdown: aumento dei prezzi, carenza di materiali, indisponibilità di manodopera…
L’avanzata dei giganti si arresta.
In realtà, il reale “problema” della gestione dei lavori (di qualsiasi tipologia, a prescindere dalla misura della detrazione adottata) si tocca con mano da circa un anno: l’incapienza del mercato a gestire il credito fiscale maturato.
A fronte di condotte criminali che hanno generato crediti falsi e non tracciabili, il precedente Governo Draghi ha cercato di fissare dei limiti con il Decreto antifrodi. Successivamente, ha posto limiti al numero delle cessioni, progressivamente aumentate, pur nell’ambito di un mercato “protetto”: quello bancario.
Tuttavia, non si riusciva ugualmente a liquidare i crediti fiscali che, in molti casi, sono rimasti “incagliati” nei cassetti fiscali delle imprese esecutrici.
Eppure, il credito continuava a venire prodotto… nonostante i noti limiti e complessità.
Con incoscienza adolescenziale, si generava quindi un continuo flusso di crediti non liquidabili, palesemente viziati dalla promessa del “tutto gratis”.
Il malato immaginario muore, se curato per una malattia inesistente.
Con continui decreti-legge, i Governi che si sono succeduti hanno cercato di tamponare la situazione che si stava creando. Eppure, quella “emorragia” che si voleva curare non guariva; peggio: aumentava sempre più. Inspiegabilmente.
Le proposte (alcune anche molto buone, in realtà…) di soluzione non sono mancate. Addirittura, alcuni enti pubblici territoriali (Regioni, Comuni…) si erano anche organizzati per assorbire i crediti generati.
E quando la situazione sembrava per regolarizzarsi…
Lo shogun ordina di fare harakiri.
Il Decreto 11/2023 è palesemente “anti cessione”.
Dinanzi al problema che si è venuto a creare, la soluzione adottata è quella di “chiudere” qualsiasi possibilità di generare nuovi crediti. Per la serie: se non lo avete capito da soli, allora ve lo devo ordinare.
Dal 17 febbraio, quindi, non sarà più possibile fruire della cessione del credito o dello sconto sul corrispettivo per qualsiasi tipologia di lavori.
Rien ne va plus.
I giochi sono ormai, decisamente, fatti. Gli interventi per cui sia stata presentata la CILAS nei termini indicati da altri precedenti decreti-legge e per i quali – nel caso dei condomini – sia stata adottata la delibera assembleare che ha approvato l’esecuzione dei lavori (Cfr. art. 119, comma 13-ter, decreto-legge n. 34/2020) possono ancora fruire della cessione del credito ovvero dello sconto sul corrispettivo.
Tutti i “ritardatari”, non potranno più fruirne.
Game-Set-Match.
Gli effetti immediati sono – evidentemente – quelli di avere ingenerato un forte dissenso da parte di… tutti! Imprenditori, Committenti, Amministratori di condominio – già in rivolta per le tortuosità introdotte – oggi lamentano la non preannunciata (ma comunque attesa…) eliminazione della possibilità di scontare il credito fiscale maturato.
Non è un problema di aliquota. Non è un problema di frodi.
Si tratta, più semplicemente, di aver preso coscienza che l’idea (già balorda) di creare una moneta fiscale, parallela all’euro, non era più sostenibile. Il Governo ha, pertanto, bloccato la possibilità di creare nuovi crediti che – com’era ormai noto – non sarebbero stati gestiti né liquidati. Da oggi, il Governo dovrà assumere concrete iniziative per consentire l’assorbimento dei crediti “incagliati”, supportare imprese e committenti perché possano portare a termine i lavori iniziati e programmare nuove misure (concrete, misurabili e funzionali) per il rilancio dell’economia.
Non escludo che tale percorso possa passare anche attraverso la re-introduzione (controllata) di nuove forme di cessione del credito fiscale.
Tuttavia, oggi, l’emergenza da gestire riguarderà anche la sopravvenuta inefficacia di molte clausole contrattuali, la loro inapplicabilità e le conseguenti immancabili responsabilità dei tecnici, delle imprese e dei committenti a fronte di contratti che non potranno più essere “gratis”…
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Di fatto la Cilas anche se inviata, dichiarato dall amm.re, non si è mai deliberato sull approvazione dei lavori in condominio.