Il nucleo investigativo del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco in data 26 novembre 2021 ha depositato in Procura la relazione conclusiva in merito alla perizia effettuata alla Torre dei Moro per accertare le cause dell’incendio divampato domenica 29 agosto.
L’edificio di via Antonino, nella zona sud di Milano, fu avvolto rapidamente dalle fiamme, subendo ingenti danni, da essere dichiarato inagibile per tutte le famiglie che lo abitavano.
Dal rapporto di 20 pagine depositato emergono due aspetti importanti, il primo riguarda i pannelli che rivestivano l’edificio, mentre il secondo riguarda l’impianto antincendio non funzionante.
Mancata dichiarazione di conformità
Dalla perizia tecnica i pannelli sono risultati con un’anima di 3 millimetri di polietilene rivestita da due strati di 0,5 millimetri di alluminio. L’omologazione da parte della Direzione centrale per la prevenzione e la sicurezza tecnica del Ministero dell’interno sarebbe stata rilasciata solamente il 3 maggio 2010, dopo le prime tre forniture.
La quarta fornitura, invece, non è stata accompagnata dalla prevista dichiarazione di conformità. Anche per quanto riguarda l’installazione, questa sarebbe avvenuta in maniera difforme rispetto a quanto previsto dal certificato di prova rilasciato dall’Istituto Giordano il 3 agosto 2009.
Secondo i Vigili del Fuoco, la Moro Costruzione, non avrebbe controllato le modalità realizzative sia durante l’esecuzione dei lavori che all’atto del collaudo, oltre a non aver verificato le carenze documentali relative ai pannelli forniti.
Nella relazione si legge che “la sottile parete in lamierino di tamponatura ha collassato sotto l’effetto termico” e le sporgenze tra le due “vele” hanno generato angoli che hanno favorito l’aumento delle temperature, lo sviluppo verticale del fuoco e l’innesco dei materiali pesanti.
Nello specifico sono coinvolte tre aziende: Alucoil (il fornitore spagnolo dei pannelli), l’azienda italiana Zambonini che li ha acquistati e l’impresa Moro Costruzioni. In questa catena di responsabilità sono mancati tutte le verifiche del caso.
Se i materiali utilizzati per la realizzazione della facciata non erano a norma, e quindi non ignifughi, si comprende benissimo come il mozzicone ancora acceso di una sigaretta, lanciato da un piano superiore e caduto sui sacchi di plastica lasciati sul balcone del quindicesimo piano, sia stata la causa di innesco dell’incendio.
L’impianto antincendio non ha funzionato correttamente
Per quanto riguarda l’impianto antincendio che non ha funzionato correttamente, si è riscontrato che l’acqua della riserva idrica non aveva di fatto la pressione sufficiente per essere portata ai vari piani dell’edificio. Sicuramente anche questo è un aspetto progettuale e/o costruttivo risulta essere importante, ma si lega anche ad una responsabilità dell’amministratore di condominio e nello specifico al manutentore di suddetto impianto che comunque doveva verificare l’efficacia del funzionamento antincendio attraverso l’attuazione di prove tecniche in modo da garantire il corretto utilizzo in caso di incendio.
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