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L’equo compenso, uno dei tanti alibi per non evolvere

L’equo compenso, uno dei tanti alibi per non evolvere

Pensi che l’equo compenso sia la soluzione?

Qualcuno penserà che sia un masochista e che voglia trattare questo delicato argomento soltanto per ricevere degli insulti da parte dei sostenitori dell’equo compenso.

Questo è soltanto il mio secondo obiettivo.

In realtà lo tratto perché sogno, da sempre, l’evoluzione della categoria degli amministratori di condominio verso una figura che abbia un tantino di apertura mentale in più, che sia disposta a modificare il proprio atteggiamento mentale assumendosi la responsabilità imprenditoriale della propria impresa.

L’equo compenso corrisponde al sei politico tanto in voga in un determinato periodo storico in cui ha prevalso l’appiattimento della meritocrazia a favore di un’ipotetica uguaglianza che, in realtà, non faceva altro che mortificare coloro che si impegnavano e studiavano duramente.

L’equo compenso avvantaggia gli “scappati di casa”, ossia coloro che esercitano la professione senza seguire le regole, senza rispettare la tanto amata “deontologia professionale”, senza avere a cuore un lavoro ben fatto perché preoccupati esclusivamente di mettere in saccoccia il più possibile nel minore tempo possibile.

Pensaci bene.

Se “Mister 20%”, il tuo diretto concorrente, amministra con compensi da fame e lo fa per prendere tanti condominii che gli consentono di guadagnare “da altro”, con l’equo compenso non farebbe altro che rafforzarsi ulteriormente a totale tuo svantaggio.

Nel film “Philadelphia” Denzel Washington faceva l’avvocato e chiedeva ai propri Clienti di raccontargli il problema come se lo dovessero spiegare ad un bambino di quattro anni; lo faceva per evitare fraintendimenti e per capire veramente il nocciolo della questione.

Tenterò di farlo anche io con te.

Oggi “Mister 20%” ti porta via un condominio proponendosi a € 1.000,00 mentre tu ogni anno staccavi la tua fatturina da € 1.500,00; i condòmini preferiscono privarsi dei tuoi puntuali servigi e della tua professionalità a favore di un bel risparmio di € 500,00.

Ti arrabbi e invochi giustizia. Pensi che l’equo compenso sia LA soluzione.

Dal “bianco”, ossia dal compenso fatturato, “Mister 20%” monetizza € 1.000,00, somma nettamente al di sotto di un ipotetico “equo compenso” per questo tuo ex condominio che fissiamo a € 2.000,00.

Dopo innumerevoli manifestazioni, interpelli, pressioni politiche, a cui “Mister 20%” non ha preso parte, finalmente si arriva all’applicazione del tanto desiderato equo compenso che produrrà il seguente risultato (sempre rimanendo sull’esempio del condominio di cui sopra):

Tu passerai, nei condominii di pari tipologia, a monetizzare € 500,00 in più rispetto a prima, ma il tuo caro concorrente “Mister 20%” potrà applicare il doppio “per Legge”; passerà, infatti, da € 1.000,00, del compenso da fame fatto per rubarti il condominio, a ben € 2.000,00.

Questo vuol dire:

  • l’ “equo compenso” tanto equo non è;
  •  che il tuo concorrente sleale guadagnerà più di te;
  •  “l’equo compenso” non è la risposta adeguata al disagio legato ai compensi bassi e alla “concorrenza sleale”.

Già, oggi gli improvvisati sono agevolati dalla totale mancanza di controllo sulle regole previste dalle normative: e tu cosa vuoi fare?

Vuoi offrire a questi soggetti la possibilità di avere a disposizione più ossigeno?

Vuoi dar loro la possibilità di monetizzare di più e, quindi, di rafforzare la loro posizione rispetto alla tua che, pur sapendo non essere idilliaca, di certo non migliorerà adottando l’equo compenso?

La soluzione, a mio parere, è da cercare altrove.

In assenza di altro valore, qualsiasi essere umano sceglie sempre la soluzione più economica e/o vantaggiosa.

Praticamente devi ESSERE più _________________ (riempire a piacere) di uno “scappato di casa”.

Se i condòmini ti stanno comparando con un improvvisato è perché non riescono a percepire la differenza di servizio che offri tu rispetto al tuo concorrente e, quindi, scelgono chi costa di meno.

È per questo che sogno una categoria con atteggiamento mentale imprenditoriale.

Sogno il PROFENDITORE, ossia un soggetto che racchiuda in sé la figura tipica dell’amministratore professionista e quella di un imprenditore che ha a cuore la crescita del proprio Studio dal punto di vista economico e che sappia curare la propria immagine, la comunicazione, l’organizzazione interna, tutte qualità acquisibili tramite un certo tipo di formazione che, ovviamente, non è quella di natura tecnico-giuridica.

Il bisogno di essere sostenuti dall’equo compenso non è altro che la dimostrazione della mancanza di competenze imprenditoriali che siano in grado di fare evolvere i più meritevoli, i più coraggiosi, i più determinati, i più ambiziosi.

Da professionista, ebbene sì lo sono anche io dato che svolgo l’attività di formatore da 16 anni, sento i brividi nel solo pensare ad un equo compenso per la mia categoria.

Non ho creato una onlus e non mi interessa minimamente se qualche concorrente si propone a compensi da fame, eppure non mi mancano i Clienti; mentre sto scrivendo questo articolo, ho già esaurito le due categorie di biglietti più care (VIP e DIAMOND) del corso Revolution che terrò il 30 ottobre a San Marino e non ho raggiunto questo risultato grazie all’equo compenso.

Mi sono fatto il mazzo, ho rischiato, ho investito e ho studiato gestione d’impresa, vendita, marketing, branding e posizionamento, tutte cose che poi riporto nei miei corsi per trasmetterle ai Clienti che sono tutti amministratori di condominio.

DISTINGUITI PER NON ESTINGUERTI è il suggerimento che mi sento di darti in conclusione e, soprattutto, non nasconderti dietro l’equo compenso.

Per gli insulti scrivi pure a insulti@amministratoreevoluto.com, li pubblicheremo in un futuro libro.

Mario Tura De Marco

©Riproduzione riservata

Mario Tura De Marco

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