Solo qualche settimana fa, su queste colonne, abbiamo parlato di monopattini, smart mobility e condominio green lasciandoci con un quesito: l’Italia riuscirà ad adeguarsi velocemente alle grandi città d’Europa che hanno imboccato la strada dell’efficienza energetica ?
Torniamo quest’oggi sull’argomento, al fine di approfondire il problema che potrebbe portare a rallentare la tanto invocata green energy italiana, ossia quello di capire a quale categoria di mezzi motorizzati devono essere equiparati i monopattini, oppure se gli stessi sono assimilabili alle biciclette.
Dubbio amletico, questo, di rilevante importanza per la normativa da applicarsi in tema di circolazione stradale, e non solo.
L’art. 1 comma 75 della legge di bilancio 160/2019 aveva previsto che dal 1°gennaio 2020 i monopattini elettrici potessero circolare liberi in strada, come se fossero biciclette, ma con una velocità limitata a 20Km/h e senza patente.
Così, dalla fine del lockdown, le nostre strade sono state prese d’assalto da questi nuovi mezzi di mobilità, divenuti molto utilizzati in città per andare a scuola, al lavoro e percorrere comunque brevi tratti senza dover ricorrere ai mezzi pubblici, ritenuti pericolosi causa pandemia.
Va da sé, naturalmente, che per guidare questi veicoli i conducenti devono necessariamente conoscere le regole del codice della strada e quelle relative al comportamento da tenere alla guida.
Se ai monopattini “privati” si aggiunge il noleggio o sharing che sia, ben si comprende come mai il Ministero delle Infrastrutture abbia avviato con i noleggiatori un tavolo di lavoro al fine di regolamentare questo nuovo modus circolandi con l’obiettivo di garantire la sicurezza dei conducenti, dei pedoni e del decoro urbano.
Precisiamo che sin dall’approvazione della legge 160/19 i Ministeri dei Trasporti e dell’Interno manifestarono perplessità e dubbi su un possibile aumento dei rischi, soprattutto a causa della notevole differenza di velocità dei monopattini rispetto agli altri mezzi motorizzati, poi concretizzatisi con il loro sfrecciare sui marciapiedi, con la sosta selvaggia e con la mancata sicurezza risultante dalle non sempre corrette pratiche di utilizzo.
Ed ecco avviati i necessari confronti con le aziende produttrici per trovare soluzioni, quali potrebbero riguardare i limiti di velocità, i limiti di età e l’uso di dispositivi di protezione per i conducenti, nonché l’individuazione di aree di sosta e di “no parking area” in particolari punti delle città.
Ma i condomìni avranno un ruolo a questo tavolo di confronto, stante la sempre crescente sharing economy e la tanto invocata tutela del decoro urbano?
Noi speriamo e riteniamo di si, considerato soprattutto che già oggi gli enti di gestione possono stipulare un contratto con un gestore di sharing per la condivisione dei mezzi, addebitandone regolarmente il relativo costo fra le spese condominiali, avendo quale unica conditio la presenza di colonnine di ricarica all’interno del condominio stesso o sistemate in prossimità dello stabile.
Sul web, del resto, esistono già piattaforme digitali che puntano alla sempre più specializzata offerta di veicoli condominiali in condivisione, con l’obiettivo di articolare al meglio le proposte commerciali da rivolgere a questa tipologia di comunità.
E’ evidente, al contempo, che tale “innovazione” costituirà sicuramente – per gli amministratori di condominio – un ulteriore e non sempre agevole impegno, sia in tema di approvvigionamento energetico che in relazione alle necessarie e certamente più stringenti nuove regole di parcheggio.
Anche in condominio, insomma, l’ormai prossimo traguardo si chiama mobilità high-tech e dunque – in ogni caso – gli amministratori nostrani, volenti o nolenti, dovranno adoperarsi per trovare spazio al nuovo corso degli spostamenti smart dal futuristico sapore ecologico.
Se Aldous Huxley, nel suo romanzo di fantascienza Brave New World scritto nel 1932, avesse anticipato l’allora inimmaginabile tema dello sviluppo green oltre a quelli della riproduzione, dell’eugenetica e del controllo mentale, avrebbe mirabilmente fuso l’utopica classificazione degli esseri umani con le risorse energetiche naturali del pianeta che oggi diventano – a novant’anni di distanza – la nuova frontiera del genere umano.
Un “ritorno al futuro” ci attende, dunque, con buona pace dei detrattori e di quanti vivono l’innovazione come un peso.
Amici amministratori, dalla green energy ormai non si scappa, e per quanto le contraddizioni che emergono nel vostro settore siano veramente tante, anche per voi è giunto il momento di attrezzarsi.
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