Dopo l’entrata in vigore del Decreto Sostegni ter, che ha ridisegnato il meccanismo della cessione dei crediti derivanti dai bonus casa, non sono mancate ulteriori sorprese.
E’ notizia di due giorni fa, diramata da un comunicato stampa della stessa Agenza delle entrate, che a causa del blocco telematico i sistemi informatici gestiti da Sogei il sistema informatico è andato in tilt, rendendo inaccessibile il sito per quasi 48 ore.
In questi casi ai sensi dell’articolo 1 del Dl 498/1961, qualora gli uffici finanziari non siano in grado di funzionare regolarmente a causa di eventi di carattere eccezionale non riconducibili a disfunzioni organizzative dell’amministrazione finanziaria, consente di prorogare i termini interessati fino al decimo giorno successivo alla pubblicazione del provvedimento. Questo è quanto comunicato da una nota diffusa dalle Entrate.
In pratica, ci sarà una rimessione nei termini per le scadenze interessate.
Quando il sistema riprenderà la piena operatività, i contribuenti troveranno radicalmente modificato l’applicativo dedicato alle cessioni dei crediti con le nuove regole della tripla cessione integrate nei software.
Ma il problema dei tempi per l’adempimento permane. Per questo motivo sono state avanzate diverse proposte tutte volte a chiedere una proroga più cospicua dei termini.
Per esempio la Camera dei Deputati ha assegnato alla VI Commissione Finanze la discussione di una petizione popolare volta a prorogare di un anno i termini per la cessione dei crediti derivanti dai bonus fiscali relativi a lavori edilizi saldati nell’anno 2021.
Il problema sta mettendo a dura prova famiglie ed imprese. Tra i primi a lanciare l’allarme il Comitato di Tutela del Credito Ceduto a Poste Italiane presieduto dal dott. Gianluigi Falcone.
Inoltre è stata presentata in merito una interrogazione parlamentare per conto del Senatore Massimo Vittorio Berutti (Cambiamo! con Toti – Italia al Centro). Di seguito il testo integrale.
Egr. ministro Franco,
i crediti dei bonus edilizi del 2020 sequestrati dalla magistratura sono stati oggetto di sanatoria da parte del governo, per il periodo di fermo giudiziario altrimenti andavano perduti dai beneficiari ed è stata loro concessa la possibilità di portarli in detrazione nell’anno 2022.
Visto che da novembre 2021 i crediti di questo anno hanno subito ugualmente un ritardo, per vari e noti eventi, il decreto antifrode, i maggiori tempi nelle risposte per controlli che poste italiane si è concessa unilateralmente anche per i contratti che prevedevano la liquidazione entro 20 giorni lavorativi, il decreto sostegni ter e, sebbene l’agenzia delle entrate abbia prorogato al 7 aprile il termine per l’invio della comunicazione dell’opzione per la cessione del credito o per lo sconto in fattura per le spese 2021, ad oggi le cessioni sono bloccate e nessun istituto di credito accetta più tali crediti, chiediamo di posticipare il termine di cessione dei crediti 2021 al termine di presentazione della dichiarazione di redditi del secondo anno successivo a quello di sostenimento delle spese.
È pur vero che la legge prevede la possibilità di tramutarli in detrazione fiscale per cinque annualità, ma questa opzione risulterebbe impraticabile perchè le quote di contributo sarebbero troppo alte per essere interamente dedotte dall’irpef e i contribuenti, specialmente anziani, invalidi con redditi non assoggettati all’irpef e incapienti, vedrebbero svanire totalmente un quinto dei loro contributi.
Si tratta di una proroga di un anno, vantaggiosa anche per lo stato che vedrebbe dilazionati di un anno i propri debiti. Inoltre, la difficoltà di ottenere una liquidazione crediti in tempo ragionevole e con un risultato certo e attendibile può comportare per molte imprese marginali il rischio di cercare altre vie e di cadere vittime dell’usura e della criminalità organizzata.
Sul fronte operativo della gestione della cessione del credito si è mosso il Presidente Granelli Confartigianato che fa rilevare le ripercussioni negative per le imprese derivanti dalla decisione di Poste di abbassare il plafond di crediti cedibili ad un massimo di 150.000 €, a fronte dei precedenti 500.000€, e di accettare soltanto le prime cessioni di crediti, tutto questo, senza alcuna preventiva comunicazione che consentisse alle aziende una adeguata riprogrammazione della propria attività, magari verso altri operatori intermediari.
Il risultato è che oggi gli imprenditori si vedono rifiutate, senza alcuna motivazione, pratiche già avviate e, strozzati da inattese esigenze di liquidità, rischiano di veder compromessa la propria attività.
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