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Quando il condominio prende “la scossa”

Quando il condominio prende “la scossa”

Dopo trent’anni dall’emanazione della legge per "la sicurezza degli impianti”, un condominio su tre non risulta ancora dotato di impianto di terra.

La situazione è grave.

Dopo trent’anni dall’emanazione della legge 14 marzo 1990, n.46 “Norme per la sicurezza degli impianti”, un condominio su tre non risulta ancora dotato di impianto di terra. Nello specifico sono stabili realizzati antecedentemente all’entrata in vigore della suddetta legge, poi successivamente abrogata dal decreto legge 22 gennaio 2008, n.37.

L’art.7 al primo comma prevedeva che gli impianti elettrici dovevano essere dotati di impianti di messa a terra e di interruttori differenziali ad alta sensibilità o di altri sistemi di protezione equivalenti.

Mentre, il secondo comma prevedeva che tutti gli impianti realizzati alla data di entrata in vigore della presente legge devono essere adeguati, entro tre anni da tale data, a quanto previsto dal presente articolo.

Purtroppo, molti stabili non hanno mai adempiuto a quanto previsto dalla legge, principalmente per l’assoluta mancanza di controllo da parte di organi preposti ed anche perché la maggioranza degli utenti finali, non conoscendo norme e decreti, è convinta che i loro impianti siano sicuri ed efficienti.

L’interruttore differenziale, da solo, non basta!

Nel caso in cui una persona prende la cosiddetta scossa elettrica, che in gergo tecnico viene definito elettrocuzione, cioè il danno causato dal passaggio di corrente elettrica attraverso il corpo, i sintomi possono andare dalle ustioni cutanee ai danni di organi interni o di tessuti molli fino all’arresto cardiaco e respiratorio.

L’incidente può essere benissimo circoscritto alla propria abitazione presente all’interno del condominio con gravi responsabilità per l’amministratore di condominio se l’impianto di terra non fosse presente o verificato.

Nel caso di cui sopra si parla di contatto diretto (ma esistono anche i contatti indiretti), quando si entra in contatto con una parte attiva dell’impianto e cioè con i conduttori che sono normalmente in tensione o tramite una parte conduttrice purché non sia una massa o in contatto con una massa (CEI 64-8, art.23.5).

La protezione contro i contatti diretti ed indiretti può essere effettuata tramite l’installazione di un interruttore differenziale. È bene precisare che l’interruttore differenziale denominato “salvavita” è un termine gergale che fu usato all’inizio della sua messa in commercio da parte di una nota casa costruttrice italiana. Sicuramente, la sua diffusione ha contribuito notevolmente alla riduzione di morti e feriti per elettrocuzione.

Un aspetto molto importante di un interruttore differenziale, e che nessuno ricorda mai di fare, è di azionare almeno una volta al mese il tasto contrassegnato dalla lettera “T”. Questo consente, come indicato da molti studi di settore, di mantenere in buona efficienza nel tempo il dispositivo di sicurezza.

Due casi pratici.

Situazione 1: Presenza di interruttore differenziale senza impianto di terra condominiale.

Ipotizzando il caso in cui una persona (condomino) al momento del guasto interno di un elettrodomestico, non è in contatto con la parte metallica esterna. In seguito al guasto l’involucro metallico assume un potenziale elettrico rispetto a terra, che può arrivare fino a 230 V se il nostro involucro è completamente isolato. L’interruttore differenziale in questo caso non interviene perché non vi è alcuna corrente di dispersione. Se la persona in questa condizione tocca una parte metallica dell’elettrodomestico, stabilisce il collegamento a terra tramite il suo corpo. Infatti, nel percorso mano-tronco-piedi passa una corrente che, se supera la soglia compresa tra 15-30 mA, fa inter venire quasi istantaneamente il differenziale che apre il circuito. Il tempo di intervento del differenziale è dell’ordine di decimi di secondi ed è stato stabilito da norme europee, per cui è idoneo a proteggere la persona.

Situazione 2: Presenza di interruttore differenziale con impianto di terra condominiale.

Con l’impianto di terra esistente ed efficiente, non appena si verifica il guasto interno all’elettrodomestico, si origina una notevole corrente di dispersione, che fluisce proprio nell’impianto di terra, per cui l’interruttore differenziale interviene togliendo energia elettrica al circuito. Quindi, nel caso in cui la persona tocca l’elettrodomestico, lo trova fuori servizio, evitando di venire in contatto con tensioni pericolose.

Concludendo, per assicurare sicurezza alle singole unità immobiliari presenti all’interno del condominio è importante che negli impianti elettrici privati ci sia un interruttore differenziale coordinato anche da un idoneo impianto di messa a terra condominiale. Quest’ultimo aspetto è fondamentale. In caso di decesso per elettrocuzione o folgorazione di un condomino, la prima porta a cui andrà a bussare il magistrato di turno sarà quello dell’ufficio dell’amministratore di condominio.

Il magistrato si siederà davanti a voi e farà due banalissime domande. La prima in cui vi chiederà se l’impianto di terra è esistente ed è conforme alla regola dell’arte, e se potete dimostrarlo con una dichiarazione di conformità ai sensi della L.46/90 o DM 37/08?

La seconda domanda sarà quella di chiedervi a quando risale l’ultima verifica dell’impianto di terra ai sensi del DPR 462/01 e se potete fargli visionare la documentazione rilasciata dall’organismo che ha effettuato la verifica.

Saranno questi due banalissimi pezzi di carta a salvarvi da un probabile processo penale.

 

©Riproduzione riservata

Giancarmine Nastari

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