Come se contagiato dalla scia pandemica, ormai quasi giunta al secondo anniversario, il gran casino innescato dall’annuncio in pompa magna dell’arrivo dei bonus in edilizia non manca di stupire ancora, schiaffeggiando i creduloni che avevano plaudito agli aiuti di Stato mentre furbi e corrotti continuano a giocarsi la partita con fiches di pubblica proprietà.
Più che un auspicabile obiettivo di modernizzazione dei fabbricati, da contestualizzare nella seria e pragmatica volontà europea di svecchiare il patrimonio immobiliare del continente, da troppi mesi, ormai, assistiamo stupefatti, sgomenti e increduli a una sorta di di “guardie e ladri” contrassegnata da continui, imprevedibili e assai ingestibili oltreché teatrali colpi di scena.
Certo che ci vuole coraggio a denominare “decreto sostegni” una mazzata come quella che calendarizza al sette febbraio prossimo, dalla mattina alla sera, la data ultima per esercitare la libertà di cedere i crediti, piombata anch’essa nel bel mezzo della “hola” in corso di esecuzione dopo le ansie, le aspettative e le fatiche che l’ultima legge di bilancio ha comportato per tutti.
Decreto sostegni, dunque, per sostenere cosa?
Il sempre più ridotto interesse di banche e intermediari finanziari alla gestione di pratiche senza possibilità di circolazione? La sempre minore disponibilità delle imprese ad accettare incarichi che necessitano stabilmente di squadre di commercialisti e avvocati? O il sempre più estenuante lavoro dei gestori di immobili che da una riunione assembleare all’altra continuano a barcamenarsi sulla possibile riuscita del “grande affare”?
Quasi due anni a parlare di bonus, anzi di “super” bonus, visto che lo si è spacciato – e lo si spaccia purtroppo ancora – per un miracoloso regalo governativo, durante i quali tutto si è prodotto tranne che ammodernamento, equità, continuità e chiarezza delle regole, e ciò a causa della grave miopia degli organi centrali che ci si ostina a correggere rispondendo alle faq piuttosto che attraverso la decisione di cambiare finalmente gli occhiali.
Una storia infinita, capotica e destabilizzante, insomma, che ha regalato esilaranti sketch sul diritto alla proprietà costituzionalmente garantito e ancor più sulla coesione sociale, forbitamente annunciata in un PNRR di aulica declamazione eppure contrassegnata da trovate estemporanee, come quella del famoso “isee” per le villette fuori porta, a dimostrazione dell’incessante svolgersi di un percorso a tentoni.
Se gli effetti nefasti di tax credit e moneta virtuale si apprendono soltanto dopo vagonate di frodi, se i già annunciati e ormai imminenti prezzari omnicomprensivi relativi agli interventi si compilano dopo l’avvenuto saccheggiamento delle risorse, e se i costi impazziti delle materie prime sono stati – e rimangono – senza alcuna attenzione e controllo, la domanda è: cui prodest?
L’impegno governativo appare teso a rimediare e non a prevenire, e sta ipotecando – di fatto – i cantieri attivati e da attivarsi in funzione del superbonus, alimentando sempre più quelle diffuse e importanti preoccupazioni della intera filiera del settore che non lasciano intravedere alcuna realistica certezza sulla effettiva fruibilità della promessa proroga delle provvidenze statali per i prossimi due anni.
Bei decreti, insomma. Dopo la Norma, il “Rilancio”. E ancora, per migliorarci, un altro bel “Sostegno”. Chapeau.
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