Circola positiva e confortante notizia, in questi giorni, dell’avvenuto completamento del primo condominio d’Italia, composto da oltre cinquanta unità immobiliari, ristrutturato in quel di San Salvo Marina – in Abruzzo, provincia di Chieti – con interventi di eco sisma bonus 110% che hanno comportato una spesa di circa otto milioni di euro comprensivi di oneri tecnici e fiscali.
E il fatto che il progetto sia stato ultimato in soli dieci mesi di attività, con una media di oltre cinquanta risorse al giorno impegnate sul cantiere, sta a significare come l’organizzazione, l’accurata programmazione e la ferrea determinazione del gruppo di professionisti scesi in campo siano riuscite a vincere le naturali perplessità sull’“affaire 110%” smantellando le conseguenti indecisioni, paure e ritrosie in cui l’Italia intera ancora si imbatte.
Caso da manuale, o pura capacità imprenditoriale?
Se il Superbonus 110%, solo un anno fa, è stato presentato dal Governo come una opportunità di sviluppo “unica” per dare fiato al comparto edile e “ringiovanire” il patrimonio immobiliare italiano, è purtroppo vero che i lacci e lacciuoli normativi manifestatisi agli addetti ai lavori sin dall’inizio del “nuovo corso energetico” ne hanno compromesso – e fortemente limitato – il suo agevole utilizzo, come più volte è stato denunciato dalle associazioni di settore e come rilevabile dalle impietose statistiche sul caso.
Il che significa, nel caso di specie, come la pura capacità imprenditoriale possa essa stessa diventare un caso da manuale, in considerazione della formidabile vision attribuibile a questi pionieri che hanno cavalcato l’onda dei bonus di Stato partendo da una delibera condominiale di approvazione avente data – nientemeno – sette agosto duemilaventi, mentre il popolo italico era ancora impegnato a riflettere sul fare o non fare, dovendo necessariamente – e preliminarmente – decodificare le complicazioni legislative di Stato.
Il pregio del lavoro svolto a San Salvo Marina, dunque, sta nell’aver sfidato la non indifferente e misteriosa alea rappresentata dalla nuova norma, e nell’essersi misurati a schiena dritta e con maniche rimboccate di fronte alla burocrazia nostrana – notoriamente esposta a frequenti e improvvisi colpi di sole – che anche questa volta, ovviamente, non ha mancato di arrabattarsi su interpelli, decreti attuativi e scartoffie all’italiana facendo gettare la spugna ai tanti potenziali beneficiari che temono le insidie e perciò rifiutano le risorse.
Una bella soddisfazione “made in sud” anche per l’Ance – Associazione Nazionale Costruttori Edili, non c’è che dire, utile ad accrescere l’auspicio di vedere realizzate sempre maggiori iniziative, ovviamente “rinnovando l’appello al Governo affinché doti il Superbonus di gambe per correre da maratoneta e non da centometrista”, come è stato sottolineato dal suo Presidente Regione Abruzzo Antonio D’Intino nel corso dell’apposita conferenza stampa convocata per riepilogare le modalità che hanno portato allo speciale traguardo.
Se – come dice D’Intino – concordiamo nel fatto che “la legge del superbonus al 110% andrebbe strutturata per sempre, o come minimo , estesa per tre o quattro anni”, tocca però alle diverse professionalità del settore amalgamarsi per fare squadra e coordinarsi al fine di valorizzare la necessaria multidisciplinarietà, oggi più che mai reclamata da un comparto – quello edilizio – altamente trainante per l’economia del Paese eppure ancora così bistrattato e messo da anni a dura prova nonostante le buone intenzioni e qualche tentativo espresso dai governi che si sono succeduti.
Per amore di verità, a tal proposito, non possiamo sottacere che il Governo Draghi – a seguito della positiva mediazione con le forze politiche sviluppatasi negli ultimi tempi – ha finalmente impresso un vero e proprio cambio di rotta sul percorso del Superbonus 110%, la cui potenziale fruibilità – a detta degli osservatori specializzati – potrà evidentemente aumentare per via di un “restyling” finalizzato a renderlo più “facile”, ma soprattutto meno farraginoso dal punto di vista dei relativi iter burocratici.
Sta di fatto, in ogni caso, che la gestione delle risorse disponibili in relazione al Recovery Found, da sola, non potrà produrre i risultati sperati senza quella vision che a San Salvo Marina, quest’oggi, si festeggia a giusta ragione dopo l’avvenuto raggiungimento dell’impressionante obiettivo da Numeri Uno: si tratta dunque di valorizzare e replicare un atteggiamento mentale che ha valenza di crescita economica, e soprattutto questo – leggi ed incentivi a parte – servirà a far muovere realmente quel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza di cui lo Stato non potrà essere il solo ed unico responsabile.
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