Eurostat ha pubblicato oggi il parere (“advice”) richiesto dall’Istat il 29 maggio sulla registrazione nei conti nazionali di due provvedimenti di agevolazione per famiglie e imprese.
I provvedimenti sono il “bonus 110%” e il credito di imposta connesso al cosiddetto “Piano transizione 4.0“.
In base agli articoli 10.1 e 10.2 del regolamento del Consiglio 479/2009 sulla qualità dei dati statistici nell’ambito delle statistiche di finanza pubblica, le autorità statistiche degli Stati membri possono richiedere a Eurostat un parere in caso di dubbi sulla corretta interpretazione delle regole contabili del SEC 2010.
Il parere richiesto a Eurostat riguarda, nel caso specifico, la corretta registrazione dei crediti di imposta concessi a famiglie e imprese nell’ambito di due schemi di agevolazione che presentano specificità tali da non consentire una immediata interpretazione delle regole stabilite dal manuale SEC e dal Manual on Government Deficit and Debt.
Per quanto riguarda il bonus 110% Eurostat nel suo parere ha riconosciuto, in virtù della trasferibilità del credito fiscale, che le regole attuali del SEC 2010 e dell’MGDD non prevedono dei criteri precisi su questi aspetti che permettano di definire con chiarezza se la misura sia “non-payable” (a riduzione delle entrate fiscali per la quota detraibile nell’anno) o “payable” (come spesa per l’intero importo del credito concesso).
Eurostat intende chiarire questi aspetti attraverso una guida metodologica in attesa della pubblicazione della versione aggiornata dell’MGDD.
Nel frattempo la misura continuerà a essere registrata nei conti nazionali come “non-payable”.
Relativamente al credito imposta connesso al Piano di transizione 4.0, Eurostat ha confermato l’interpretazione dell’Istat secondo cui la misura, per le caratteristiche che la contraddistinguono, ha natura “payable”.
Quindi: un no secco da parte di Eurostat alla cessione dei crediti d’imposta di «Transizione 4.0». Mentre il sì al superbonus del 110% resta operativo almeno fino alla nuova guida metodologica con cui l’Istituto di statistica europeo si riserva di riclassificare ogni singolo credito d’imposta ai fini della spesa pubblica.
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