“La conferma della proroga al 2023 del Superbonus 110 è un ottima notizia”, ha affermato nei giorni scorsi il Vice Ministro all’Economia Laura Castelli, aggiungendo che “è una misura che funziona molto bene, oltre ad essere uno dei principali pilastri della transizione ecologica, e sta aiutando l’economia del Paese a ripartire”.
Se la nota di aggiornamento del documento di economia e finanza 2021 (Nadef) appena approvata dal Consiglio dei Ministri ha portato una ventata di ottimismo sul tanto sperato allungamento dei tempi per la fruizione di questo incentivo, è però altrettanto vero che il tema Superbonus 110 – dati alla mano – continua a vivere ancor oggi momenti non proprio edificanti.
Colpa della promozione sfrenata del “tuttogratis” di Stato, che ha favorito la crescita esponenziale di aziende nate dal nulla in pochi mesi, costituite da operatori improvvisati scesi in campo a millantare il rifacimento delle abitazioni a costo zero per poi lasciare deluse le fasce di consumatori meno avvedute e smaliziate, a danno delle quali si sono pure consumate vere e proprie truffe.
Del resto, fra le oltre cinquemila nuove imprese registrate dopo il lancio del Superbonus 110 è verosimile che si sia annidato più di qualche furbo, e la cronaca non ha mancato di raccontare casi di “sparizione” di novelli General Contractor costituiti al solo fine di promettere il miracolo edilizio e riscuotere congrui acconti, per poi dissolversi nel nulla.
Ma questa è ordinaria (e italica) amministrazione, e non è certo colpa degli incentivi se gli approfittatori si prendono gioco o rubano ai più ingenui, come sempre è accaduto in passato e sempre accadrà.
Il rilievo più importante, purtroppo rimasto semisconosciuto ai più, è dato dal fatto che “dall’introduzione del Superbonus si è assistito a un aumento progressivo e al vertiginoso rincaro dei prezzi sia delle materie prime che delle attrezzature e della manodopera, sempre più introvabili”, come sottolinea Barbara Puschiasis, responsabile della Consumer Protection di Consumerismo.
E se l’acciaio ha segnato un +130% e il legno un +100%, così come tutti i prodotti collegati all’isolamento termico e dunque agli incentivi, si è giocoforza arrivati al punto che “fino a due anni fa il costo di un cappotto era di circa 40 euro al metro quadrato, ed oggi si arriva a superare anche i 100 euro al metro quadrato”, come evidenzia lapidariamente la stessa Puschiasis.
Senza contare che questa bolla speculativa, del tutto inaspettata, da un lato ha provocato la sospensione di numerosi cantieri colpiti dalla improvvisa antieconomicità delle lavorazioni rispetto ai computi già predisposti, e dall’altro ha alimentato la difficoltà di reperire ponteggi, materie prime e manodopera proprio per via dell’innalzamento – sul mercato edilizio – della domanda, comunque sostenuta, di adesione e di avvio degli interventi legati al Superbonus.
Cosa aspettarci, allora, dalla proclamata estensione al 2023 del famigerato incentivo gratuito?
Intanto sarebbe il caso di esercitare un vero ed accurato monitoraggio sulle speculazioni, utile a comprendere – e a contrastare con decisionismo severo – quei meccanismi distorti di un mercato oggi “drogato” che invece di sostenere la crescita dell’economia edilizia nostrana ne provocano la pesante mortificazione, penalizzando nutrite schiere di operatori del settore.
E poi, nel rispetto della più democratica ed efficace comprensione – urbi et orbi – dello spirito normativo “trainante” che pone il Superbonus al centro di molteplici interventi agevolativi sulla casa, sarebbe forse utile chiarire, una volta per tutte, che nulla è gratis e che questa legge non può – e non deve – mostrare continuamente il tallone d’Achille affidandosi senza tregua a chiarimenti ed interpelli dell’Agenzia delle Entrate.
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