Superbonus 110%, anno zero.
Se fra gli oltre settemila emendamenti presentati in Commissione Bilancio alla Camera non dovesse passare quello con cui si chiede la proroga delle spese sostenute fino all’anno d’imposta 2023, almeno nove milioni di famiglie italiane festeggeranno San Silvestro con un bel calice praticamente vuoto, dopo aver consultato ansiosamente amministratori, ingegneri, avvocati, banche e imprese senza concludere nulla.
Come hanno registrato le statistiche più recenti e accreditate, sono questi i “numeri” che non vogliono mollare la presa e sperano ancora nel possibile miglioramento a titolo gratuito delle loro abitazioni, nonostante il balletto di interpretazioni e chiarimenti più o meno comprensibili messo in scena nelle ultime settimane da Enea, Mise, Agenzia delle Entrate ed altri autorevoli organismi di Stato.
“Non c’è tempo da perdere – scrive perciò l’Ance, Associazione Nazionale Cosruttori Edili – perchè la proroga al 2023 è necessaria per dare reale avvio agli interventi di efficientamento energetico e messa in sicurezza sismica che sono praticamente fermi in attesa che il quadro normativo e il periodo di tempo a disposizione per beneficiarne sia adeguato alle reali necessità”.
Ancora buio totale, insomma, posto che “al momento – afferma il Presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, Armando Zambrano – constatiamo una certa incoerenza delle norme che regolano i nuovi incentivi e criteri di accesso troppo restrittivi. Soprattutto – continua il rappresentante della categoria professionale – occorrerebbe rendere strutturale l’incentivo o comunque prorogarlo subito di almeno due o tre anni, per consentire la realizzazione degli interventi”.
E se – come dice l’Ing. Zambrano – “tutto questo genera incertezza, confusione e rischia di trasformare il superbonus in un gigante dai piedi d’argilla, con l’effetto ultimo di ridurre al minimo la platea degli utilizzatori”, pur volendo plaudire alle buone intenzioni di un Esecutivo cimentatosi arditamente per rilanciare la filiera dell’edilizia, resta impossibile tributargli un vero ringraziamento per via del labirinto di di norme, adempimenti e sanzioni dal quale sembra non poterne uscire senza mantenere indenne la salute mentale.
Nè sembra votata a miglior sorte l’estensione del superbonus per l’edilizia agli interventi di cablatura verticale degli edifici, utile a incentivare l’uso della fibra nelle nostre città, che ha preso finalmente corpo con la recentissima approvazione in Commissione Trasporti e Tlc della Camera di uno specifico e “dedicato” emendamento alla manovra di bilancio 2021, attraverso il quale dovrebbe essere riconosciuto un credito d’imposta fino all’importo massimo di mille euro per ciascuna unità immobiliare.
Si tratta di una nuova eccellente intenzione, che però ad oggi rischia anch’essa di rimanere sulla carta perché applicabile solo per spese documentate entro i prossimi dodici mesi, sempre che esse siano “finalizzate all’adeguamento degli stabili per le opere di realizzazione di infrastrutture fisiche interne adatte al passaggio di cavi in fibra ottica per la costruzione di reti di comunicazione ad alta capacità, prevedendo la necessaria separazione fra cavi per telecomunicazioni, cavi elettrici e cavi per servizi di videocifofonia, sorveglianza e telerilevamento”.
Nobili intenzioni, dicevamo, se il futuro dell’Italia digitale potesse evolversi con tempistiche realmente credibili e in sintonia con i migliori canoni della snellezza documentale e procedurale, ad oggi assolutamente sconosciuti perchè introvabili, purtroppo, nei meandri di una burocrazia ottusa e tristemente pigra che continua a non promettere nulla di buono ed è anzi capace di contrastare, con irriducibile pervicacia, gli entusiasmi più spontanei e le migliori risorse imprenditoriali e intellettuali del Paese.
Del resto, dopo anni di proclami sulla necessità di adeguare agli standard degli altri Stati d’Europa la qualità funzionale di reti, cablaggi e nuove urgenti connessioni futuristiche, la politica degli incentivi sulla fibra ha dovuto attendere – e sperare – che venisse finalmente tirato fuori dal cilindro un emendamento ritardato e aggiuntivo, capace di coniugare e rapportare “cum grano salis” l’ormai indispensabile innovazione tecnologica alla rigenerazione urbana e al riammodernamento energetico del patrimonio edilizio italiano.
E allora, se è vero che l’appetito vien mangiando, è anche necessario – nell’apparecchiare la tavola – prendere atto che i soldi non ci sono e che gli incentivi sulla fibra, oltre a rappresentare il nuovo assalto alla diligenza con inevitabili ricadute sullo stress degli amministratori condominiali, dureranno poco o niente ove non si voglia – finalmente – uscire dalla zona d’ombra e proclamare a chiare lettere un programma realisticamente fruibile con tempi, modi e risorse degni della civiltà del terzo millennio.
Superbonus anno zero? Fino ad oggi pare di si. Nel frattempo, amici amministratori, ricominciate a chiedere consulenze e preventivi per i lavori dedicati alla fibra in condominio: magari entro il prossimo anno, pandemia permettendo, qualche passaggio di cavi fatto bene si riuscirà a deliberare, affidare in appalto e perfino a terminare. Ancora una volta, buon lavoro a Voi.
Bonus 110%. Un terreno minato per l’Amministratore di Condominio
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