Acciaio tondo per cemento armato, + 226 per cento. Polietileni, + 70 per cento. Rame, + 40 per cento. Legno, + 70 per cento. Gasolio, + 106 per cento. Mentre impazza il toto-prezzi e gli Organi centrali cercano di comprendere come arginare il fenomeno delle frodi, i consumatori son costretti a fare i conti per capire se, come e quando ristrutturare l’appartamento o riammodernare il bagno di casa.
E mentre gli ultimi dati sulla folle impennata dei prezzi in edilizia rilevati dell’agenzia mondiale specializzata Meps (Management Engineering & Production Services) hanno lasciato a bocca aperta e creato disagi anche alle imprese di costruzione più accorsate, le più piccole realtà imprenditoriali del settore faticano a spiegare al popolo il perchè di tanta sproporzione fra i nuovi costi imposti dal mercato e l’utilità delle lavorazioni richieste.
Se a questo si aggiunge poi la incredibile difficoltà di approvvigionamento delle materie prime e l’impossibilità di ottenere preventivi che mantengano l’indicazione dei costi per un periodo superiore ai quindici giorni, la forza dei consumatori appare irrimediabilmente piegata a una ragion di Stato che pure, poco meno di due anni fa, proclamava urbi ed orbi la distribuzione della manna dal cielo e la rinascita del comparto edile.
E se la bufera provoca sempre danni maggiori ai più deboli, cosa dire dei contratti?
Cosa dire, in particolare, sulle clausole che sempre più frequentemente, e pur giuridicamente nulle, vengono comunque proposte all’utenza per via del malessere economico e delle storture di mercato generate dal superbonus, consistenti nella determinazione del prezzo finale delle opere edili in stretta relazione al prezzo dei beni al momento della consegna?
E cosa consigliare agli utenti meno “protetti”, se non la più prudente previsione di poter risolvere i contratti stessi – con relativa restituzione delle somme già versate all’impresa – nel caso in cui gli aumenti superino una determinata percentuale sul pattuito, pur sapendo che l’impossibilità di reperire maestranze, e quindi anche aziende edili, non consentirebbe dunque di poter effettivamente procedere a commissionare le opere volute?
Il cane si morde la coda, quindi, ed è questo il vero grattacapo che – dall’alto – dovrà esser presto risolto.
Sappiamo che è in arrivo la “definizione dei costi massimi specifici omnicomprensivi agevolabili” attraverso l’ennesimo decreto, con tanto di nuovo “prezziario” attraverso il quale si stabilirà il valore dei costi massimi per le singole opzioni di intervento, raggruppando le casistiche collegate all’efficientamento energetico per l’accesso a ecobonus, superecobonus, bonus casa, bonus facciate e colonnine di ricarica elettrica.
Servirà a frenare, e a far rientrare, lo tsunami già provocato sul mercato dell’edilizia?
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