La prossima Legge di Bilancio potrebbe contenere emendamenti per introdurre polizze obbligatorie contro le calamità naturali. Ecco alcune proposte.
Un rischio troppo sottovalutato
In occasione della seconda giornata del Milano Festival delle Assicurazioni, si è discusso di nuove strategie del settore assicurativo in riferimento soprattutto alla diffusione di coperture assicurative contro nuovi rischi. Tra questo nuovi rischi rientrano le calamità naturali.
Oggi solo il 5% delle abitazioni ha una copertura contro terremoto e alluvioni nonostante l’altro rischio idrogeologico del Paese che obbliga lo Stato a pagare ogni anno una media di 7 miliardi per le ricostruzioni.
Proprio in questi giorni sono stati diffusi i dati raccolti e aggiornati dall’Osservatorio nazionale Città e Clima di Legambiente dicono che “dall’inizio del 2021 ai primi di ottobre nella Penisola si sono registrati 113 eventi estremi tra allagamenti dovuti a piogge intense, trombe d’aria, esondazioni fluviali e siccità che hanno provocato danni in 99 Comuni. Da segnalare inoltre 5 esondazioni fluviali e 60 casi di allagamenti”.
Introdurre polizze calamità obbligatorie
L’introduzione di una copertura assicurativa, diffusa su tutto il territorio nazionale, consentirebbe di offrire polizze a costi contenuti, grazie alla diversificazione geografica del rischio, alleggerendo il bilancio per lo Stato e velocizzando la ricostruzione.
Per tali motivi la presidente di Ania, Maria Bianca Farina, durante un evento, aveva ventilato l’ipotesi di introdurre polizze calamità obbligatorie, come già avviene in altri Paesi europei. A questa probabilità gli ha fatto eco Guidoni che si auspica l’accoglimento degli emendamenti che saranno presentati alla prossima legge di bilancio che ha precisato che “con la mutualizzazione del rischio, attraverso l’obbligatorietà della polizza, il Paese verrebbe messo in sicurezza davanti alle fragilità delle catastrofi”.
Ipotesi di una cooperazione pubblico-privato
Per far fronte a questa nuova esigenza le assicurazioni italiane appaiono disposte a fare la loro parte, ad alcune condizioni: che le polizze legate ai disastri ambientali diventino obbligatorie, che l’Italia si doti di un modello di gestione delle catastrofi e che l’industria possa beneficiare di alcune agevolazioni.
Il presidente dell’Ania ha aggiunto che “tra le priorità rientra quella di allineare la legislazione italiana a quella di gran parte degli altri Paesi europei, dotandoci finalmente di uno schema assicurativo obbligatorio pubblico-privato contro le catastrofi naturali, che stimoli la protezione sostenibile dei nostri cittadini e che assicuri una omogeneità di garanzie fra i Paesi europei.
Il presidente dell’Ivass, Luigi Federico Signorini, ha ricordato come l’Italia sia altamente esposta agli eventi catastrofali, “ma il grado di copertura assicurativa è relativamente basso. Un ruolo di maggiore importanza per il settore assicurativo, in un quadro rafforzato di cooperazione tra settore pubblico e privato, può essere utile, anche se molti aspetti tecnici e politici devono essere considerati con attenzione”.
Il presidente del Consiglio Mario Draghi, in occassione dell’Insurance Summit 2021 dell’Ania in svolgimento a Roma, ha precisato che “la gestione mutualistica del rischio contribuisce a ridurre l’impatto economico degli eventi meteorologici estremi. L’orizzonte di lungo termine può indirizzare gli investimenti verso progetti che portano la crescita sostenibile”.
I precedenti tentativi (tutti naufragati)
Il dibattito intorno all’opportunità di introdurre una polizza obbligatoria ha sempre sortito un notevole interesse politico.
Già il testo della Finanziaria 2004 prevedeva un’assicurazione obbligatoria per gli edifici che, però, fu bocciata anche a seguito del parere negativo reso dall’Autorità Garante della concorrenza, convinta che tale soluzione potesse generare “un assetto ibrido del settore che potrebbe compromettere l’esplicarsi della concorrenza a danno dei consumatori e del benessere complessivo”.
Stesso destino per un altro emendamento alla Finanziaria 2007 che prevedeva di estendere ai “fabbricati privati” un fondo di garanzia destinato ad avviare un regime assicurativo volontario per la copertura dei rischi derivanti da calamità naturali.
Si arriva, infine, al D.L. n. 59/2012, con il quale il Governo Monti, aveva previsto l’introduzione della polizza obbligatoria contro i terremoti e le altre calamità naturali.
La disposizione, di fatto, non entrò mai in vigore, poiché in sede di conversione venne soppresso l’art. 2 che prevedeva, appunto, un regolamento di attuazione della polizza assicurativa per gli immobili privati su base volontaria al fine di “garantire adeguati, tempestivi ed uniformi livelli di soddisfacimento delle esigenze di riparazione e ricostruzione”.
©Riproduzione riservata
sono oltre 20 anni che se ne parla ad ogni finanziaria
poi interviene confedilizia e non si fà nulla